Quaderno I (XVI) § (19) Notizie sui rapporti tra ebrei e cristiani nel Risorgimento

Nel 1921 l’editore Bocca ha raccolto in tre volumi, con prefazione di un D. Parodi, una serie di Confessioni e professioni di fede di Letterati, Filosofi, Uomini politici ecc., apparse precedentemente nel «Coenobium» di Bignami, come risposta a un quistionario sul sentimento religioso e i suoi diversi rapporti. La raccolta può essere interessante per chi voglia studiare le correnti di opinione verso la fine del secolo scorso e il principio dell’attuale, sebbene difettosa per molti aspetti. Raffaele Ottolenghi, invece di attenersi al quistionario, fa, secondo il suo carattere, una scorribanda lirico-sentimentale nei suoi ricordi di «ebreo» piemontese. Estraggo dal suo scritto qualche notizia sulla situazione degli ebrei nel periodo del risorgimento.

Un ebreo, veterano di Napoleone, ritornò al suo paese, con una donna francese: il vescovo, saputo che la donna era cristiana, contro la sua volontà, la fece portar via dai gendarmi. Il vescovo si impadroniva dei fanciulli ebrei che avessero minacciato di farsi cristiani durante qualche lite coi genitori. (Il Brofferio registrò questi fatti nella sua storia).

Dopo il 15 gli ebrei cacciati dalle Università e quindi dalle professioni liberali.

Nel 1799 durante l’invasione austro-russa, pogrom di ebrei; ad Acqui solo l’intervento del vescovo riesce a salvare il bisavolo dell’Ottolenghi dai fucili della folla. Ricorda un pogrom a Siena, dove ebrei furono mandati al rogo e il vescovo rifiutò di intervenire.

Nel 1848 il padre dell’Ottolenghi tornò ad Acqui da Torino, vestito da Guardia Nazionale; irritazione dei reazionari; fu sparsa la voce del sacrifizio rituale di un bambino da parte dell’Ottolenghi padre; campane a stormo; venuta dei villani dalla campagna per saccheggiare il Ghetto. Il vescovo si rifiutò di intervenire; l’Ottolenghi fu salvato dal sindaco, con un arresto simulato fino all’arrivo delle truppe. I reazionari e i clericali volevano far apparire le innovazioni liberali del 48 come una «invenzione» degli ebrei. (La storia del fanciullo Mortara).

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