Saggio del Croce: Questa tavola rotonda è quadrata

Quaderno 29 (XXI) § (1)

Il saggio è sbagliato anche dal punto di vista crociano (della filosofia crociana). Lo stesso impiego che il Croce fa della proposizione mostra che essa è «espressiva» e quindi giustificata: si può dir lo stesso di ogni «proposizione», anche non «tecnicamente» grammaticale, che può essere espressiva e giustificata in quanto ha una funzione, sia pure negativa (per mostrare l’«errore» [di grammatica] si può impiegare una sgrammaticatura). Il problema va quindi posto in altro modo, nei termini di «disciplina alla storicità del linguaggio» nel caso delle «sgrammaticature» (che sono assenza di «disciplina mentale», neolalismo, particolarismo provinciale [gergo], ecc.) o in altri termini (nel caso dato del saggio crociano l’errore è stabilito da ciò, che una tale proposizione può apparire nella rappresentazione di un «pazzo», di un anormale, ecc. ed acquistare valore espressivo assoluto; come rappresentare uno che non sia «logico» se non facendogli dire «cose illogiche»? ecc.). In realtà tutto ciò che 〈non〉 è «grammaticalmente esatto» può anche essere giustificato dal punto di vista estetico, logico, ecc., se lo si vede non nella particolare logica, ecc., dell’espressione immediatamente meccanica, ma come elemento di una rappresentazione più vasta e comprensiva.

La quistione che il Croce vuol porre: «Cosa è la grammatica?» non può avere soluzione nel suo saggio. La grammatica è «storia» o «documento storico»: essa è la «fotografia» di una fase determinata di un linguaggio nazionale (collettivo) [formatosi storicamente e in continuo sviluppo], o i tratti fondamentali di una fotografia. La quistione pratica può essere: a che fine tale fotografia? Per fare la storia di un aspetto della civiltà o per modificare un aspetto della civiltà?

La pretesa del Croce porterebbe a negare ogni valore a un quadro rappresentante [tra l’altro] una… sirena, per esempio, cioè si dovrebbe concludere che ogni proposizione deve corrispondere al vero o al verosimile, ecc.

(La proposizione può essere non logica in sé, contradditoria, ma nello stesso tempo «coerente» in un quadro più vasto).

Pin It

Quante forme di grammatica possono esistere?

Quaderno 29 (XXI) § (2)

Parecchie, certamente. C’è quella «immanente» nel linguaggio stesso, per cui uno parla «secondo grammatica» senza saperlo, come il personaggio di Molière faceva della prosa senza saperlo. Né sembri inutile questo richiamo, perché il Panzini (Guida alla Grammatica italiana, 18° migliaio) non pare distinguere tra questa «grammatica» e quella «normativa», [scritta], di cui intende parlare e che per lui pare [essere] la sola grammatica [possibile] esistente. La prefazione alla prima edizione è piena di amenità, che d’altronde hanno il loro significato in uno scrittore (e ritenuto specialista) di cose grammaticali, come l’affermazione che «noi possiamo scrivere e parlare anche senza grammatica». In realtà oltre alla «grammatica immanente» in ogni linguaggio, esiste anche, di fatto, cioè anche se non scritta, una (o più) grammatica «normativa», ed è costituita dal controllo reciproco, dall’insegnamento reciproco, dalla «censura» reciproca, che si manifestano con le domande, «Cosa hai inteso, o vuoi dire?», «Spiegati meglio», ecc., con la caricatura e la presa in giro, ecc.; tutto questo complesso di azioni e reazioni confluiscono a determinare un conformismo grammaticale, cioè a stabilire «norme» o giudizi di correttezza o di scorrettezza, ecc. Ma questo manifestarsi «spontaneo» di un conformismo grammaticale, è necessariamente sconnesso, discontinuo, limitato a strati sociali locali o a centri locali, ecc. (Un contadino che si inurba, per la pressione dell’ambiente cittadino, finisce col conformarsi alla parlata della città; nella campagna si cerca di imitare la parlata della città; le classi subalterne cercano di parlare come le classi dominanti e gli intellettuali ecc.).

Pin It

Continua a leggere

Focolai di irradiazione di innovazioni linguistiche nella tradizione e di un conformismo nazionale linguistico nelle grandi masse nazionali

Quaderno 29 (XXI) § (3)

  1. La scuola;
  2. i giornali;
  3. gli scrittori d’arte e quelli popolari;
  4. il teatro e il cinematografo sonoro;
  5. la radio;
  6. le riunioni pubbliche di ogni genere, comprese quelle religiose;
  7. i rapporti di «conversazione» tra i vari strati della popolazione più colti e meno colti – (una quistione alla quale forse non si dà tutta l’importanza che si merita è costituita da quella parte di «parole» versificate che viene imparata a memoria sotto forma di canzonette, pezzi d’opera, ecc. È da notare come il popolo spesso non si curi di imparare bene a memoria queste parole, che spesso sono strampalate, antiquate, barocche, ma le riduca a specie di filastrocche utili solo per ricordare il motivo musicale);
  8. i dialetti locali, intesi in diversi sensi (dai dialetti più localizzati a quelli che abbracciano complessi regionali più o meno vasti: così il napoletano per l’Italia meridionale, il palermitano o il catanese per la Sicilia, ecc.).
Pin It

Continua a leggere

Diversi tipi di grammatica normativa

Quaderno 29 (XXI) § (4)

Per le scuole. Per le così dette persone colte. In realtà la differenza è dovuta al diverso grado di sviluppo intellettuale del lettore o studioso, e quindi alla tecnica diversa che occorre impiegare per fare apprendere o intensificare la conoscenza organica della lingua nazionale ai ragazzi, verso i quali non si può prescindere didatticamente da una certa rigidità autoritaria perentoria («bisogna dire così») e gli «altri» che invece bisogna «persuadere» per far [loro] accettare liberamente una determinata soluzione come la migliore (dimostrata la migliore per il raggiungimento del fine proposto e condiviso, quando è condiviso). Non bisogna inoltre dimenticare che nello studio tradizionale della grammatica normativa sono stati innestati altri elementi del programma didattico d’insegnamento generale, come quello di certi elementi della logica formale: si potrà discutere se questo innesto è  opportuno o no, se lo studio della logica formale è giustificato o no (pare giustificato e pare anche giustificato che sia accompagnato a quello della grammatica, più che dell’aritmetica, ecc., per la somiglianza di natura e perché insieme alla grammatica la logica formale è relativamente vivificata e facilitata), ma non bisogna prescindere dalla quistione.

Pin It
 
DOVE SIAMO
 
via Emilio Gola 20, 20143
Milano MI
 
 
CONTATTI

T +39 02 36510118
F +39 02 6888069
@ Segreteria

 
 
APERTURA
 
Lun-Ven
10-12:30 am
14-16:30 pm
Sab-Dom chiuso
 
La Fondazione Elio Quercioli non ha scopo di lucro ed è attiva nel territorio della Regione Lombardia.
È iscritta al Registro Regionale Persone Giuridiche al n. 2363
logoquercianoline