Einaudi e il materialismo storico
Quaderno 7 (VII) § (13)
Non pare che Einaudi abbia studiato molto le teorie del materialismo storico; si può anzi dire che egli parla del materialismo storico da orecchiante, per sentito dire, spesso di terza o quarta mano. Le sue nozioni principali le ha prese dal Croce (Materialismo storico ed economia marxista) ma in modo superficiale e anche sgangherato (in una nota ho messo a confronto un brano del Croce sulla originalità della scienza e la ripetizione sguaiata che ne fa l’Einaudi).
Ciò che più interessa è il fatto che della «Riforma Sociale» è sempre stato scrittore apprezzato (e in qualche tempo anche membro della redazione) Achille Loria, cioè il divulgatore, nel senso deteriore, del materialismo storico non sia altro che lorianismo: recentemente, proprio nella «Riforma Sociale» il Loria ha pubblicato un suo zibaldone di schede caoticamente disposte, intitolandolo Nuove conferme dell’ economismo storico.
Nella «Riforma Sociale» di novembre-dicembre 1930 l’Einaudi pubblica una nota Il mito dello Strumento tecnico ecc. a proposito dell’ autobiografia di Rinaldo Rigola che rinforza l’opinione precedentemente accennata. Il Croce precisamente ha mostrato nel suo volume sul materialismo storico che il mito dello strumento è stata una invenzione del Loria, ciò di cui l’Einaudi non fa cenno. L’Einaudi inoltre commette tutta una serie di errori per «ignorantia elenchi»:
- confonde lo strumento tecnico con lo «sviluppo delle forze economiche» in generale; per lui parlare dello sviluppo delle forze economiche significa parlare dello strumento tecnico;
- crede che per il marxismo «strumento tecnico» o «forze economiche» significhi parlare delle cose materiali e non dei rapporti sociali, cioè umani, che sono incorporati nelle cose materiali e la cui espressione giuridica è il principio di proprietà;
- appare anche in questo scritto il solito «cretinismo economico» che è proprio dell’Einaudi e di molti suoi soci, i quali come propagandisti sono dei puri «illuministi»: sarebbe interessante vedere la raccolta degli scritti di propaganda economica dell’Einaudi; da essa apparirebbe che i capitalisti non hanno mai compreso i loro veri interessi e si sono sempre comportati antieconomicamente ecc.
Data la innegabile influenza dell’Einaudi su un largo strato di intellettuali varrà la pena di fare una ricerca di tutte le note in cui egli accenna al materialismo storico: ricordare l’articolo sul Gobetti scritto nel numero unico del «Baretti» e il brano sul Gobetti nel Piemonte di Giuseppe Prato.