Giornalismo. La rassegna della stampa. § (110)

Nel giornalismo tradizione italiano la rubrica della «rassegna della stampa» è sempre stata poco sviluppata, nonostante che in esso la parte polemica abbia sempre avuto una funzione spesso esorbitante: ma appunto si trattava di polemica spicciola, occasionale, legata più al temperamento litigioso dell’individualismo italiano che a un disegno programmatico di rendere un servizio al pubblico dei lettori.

Occorre distinguere tra la rassegna della stampa dei giornali d’informazione e quella dei giornali d’opinione: la prima è anch’essa un servizio d’informazione, cioè il giornale dato offre quotidianamente ai suoi lettori ordinati e rubricati i giudizi sugli avvenimenti in corso pubblicati dagli altri giornali (così fanno molti giornali francesi: i giornali italiani danno queste informazioni nei servizi da Roma per i giornali della capitale ecc., cioè nel corpo del giornale stesso e come notizie a se stanti); nei giornali d’opinione la rubrica ha un’altra funzione: serve per ribadire i propri punti di vista, per sminuzzarli, per presentarne, in contradditorio, tutte le faccette e tutta la casistica. Appare quanto sia utile «didatticamente» questo modo di «ripetere» non meccanicamente e senza pedanteria le proprie opinioni: la «ripetizione» acquista un carattere quasi «drammatico» e di attualità, come obbligo di replicare a un avversario. A mia conoscenza la migliore «rassegna della stampa» è quella dell’«Action Française» tanto più se si considera come rassegna della stampa (come è in realtà) anche il quotidiano articolo di Maurras. Si vede che tra lo scritto di Maurras e la «rassegna stampa» propriamente detta dell’«Acrion Française» c’è una divisione di lavoro: Maurras si attribuisce i pezzi polemici di maggiore importanza teorica. È da osservare che la rassegna della stampa non può essere lasciata a uno scagnozzo qualsiasi di redazione, come fanno spesso alcuni giornali: essa domanda il massimo di responsabilità politica e intellettuale e il massimo di capacità letteraria e di inventività negli spunti, nei titoletti ecc. poiché le ripetizioni, necessarie, dovrebbero essere presentate col massimo di varietà formale ed esteriore. (Esempio degli Scampoli di G.M. Serrati che, a loro modo, erano una rassegna della stampa: molto letti, forse la prima cosa che il lettore cercava ogni giorno, sebbene non fossero sistematici e non sempre di un alto livello intellettuale; [le Opinioni del Missiroli nel «Resto del Carlino» e nella «Stampa» – in volume -] così la rubrica del «fromboliere» del «Popolo d’Italia», la Dogana in «Critica Fascista», la Rassegna della Stampa nell’«Italia Letteraria)-


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