Il moderno Principe. § (37)
In questa serie di osservazioni potrebbero trovare posto le note scritte a proposito dello studio delle situazioni e di ciò che occorre intendere per «rapporti di forza». Lo studio di come occorre analizzare le «situazioni», cioè di come occorre stabilire i diversi gradi di rapporti di forza, potrebbe prestarsi a una esposizione elementare di scienza politica, intesa come un insieme di canoni pratici di ricerca. Insieme un’esposizione di ciò che in politica occorre intendere per strategia e tattica, per «piano», per propaganda e agitazione; elementi di organizzazione ecc.
Gli elementi pratici che sono esposti di solito alla rinfusa nei trattati di politica (si può pretendere come esemplare gli Elementi di scienza politica del Mosca) dovrebbero, in quanto non sono quistioni astratte o campate in aria, trovar posto nei vari settori dei rapporti di forza, iniziando con i rapporti di forza internazionale (in cui entrerebbero le note scritte su ciò che è una grande potenza) per passare ai rapporti obbiettivi sociali, cioè al gradi di sviluppo delle forze produttive, ai rapporti di forza politica [(o di egemonia)] o di partito, e ai rapporti militari o meglio politici immediati.
I rapporti internazionali precedono o seguono i rapporti sociali fondamentali? Seguono indubbiamente. Ogni innovazione organica nella struttura modifica organicamente i rapporti assoluti e relativi nel campo internazionale attraverso le sue espressioni tecnico-militari. Anche la posizione geografica di uno Stato nazionale non precede ma segue le innovazioni strutturali, pur reagendo su di esse in una certa misura (nella misura appunto in cui le superstrutture reagiscono sulla struttura, la politica sull’economia). D’altronde i rapporti internazionali reagiscono passivamente e attivamente specialmente sui rapporti politici (di egemonia dei partiti). Quanto più la vita economica immediata di una nazione è subordinata ai rapporti internazionali, tanto più un determinato partito rappresenta questa situazione e la sfrutta per impedire il sopravvento dei partiti avversari. Da questa serie di fatti si può giungere alla conclusione che spesso il così detto «partito dello straniero» non è proprio quello che come tale viene volgarmente indicato, ma proprio il partito più nazionalistico [(un accenno a questo elemento internazionale «repressivo» delle energie interne, si trova negli articoli di G. Volpe pubblicati dal «Corriere» del 22 e 23 marzo)] che in realtà, più che rappresentare le forze vitali del proprio paese, ne rappresenta la subordinazione e l’asservimento economico verso le nazioni o un gruppo di nazioni egemoniche.