Logica formale § (184)

Cfr Mario Govi, Fondazione della Metodologia Logica ed Epistemologica, TOrino, Bocca, 1929, pp. 579. Il Govi è un positivista; il suo libro appartiene alla tendenza di rinnovare il vecchio positivismo, di creare un neopositivismo. Mi pare che il tentativo possa avvicinarsi a quelli dei filosofi matematici come Bertrand Russell; ciò che è la «matematica» per il Russell è la «metodologia» per il Govi, cioè la costruzione di una nuova logica formale, astratta da ogni contenuto, anche dove egli tratta delle varie scienze che sono presentate nella loro particolare logica astratta (specializzata ma astratta) che il Govi chiama «Epistemologia». Il Govi appunto divide la Metodologia in due parti. Metodologia generale o Logica propriamente detta e Metodologia speciale o Epistemologia.

La Epistemologia ha come scopo primario e principale la conoscenza esatta di quello speciale scopo conoscitivo a cui ciascuna diversa ricerca è diretta, per poter poi determinare i mezzi e il procedimento per conseguirlo. Il Govi riduce a tre i diversi scopi conoscitivi legittimi delle ricerche umane; questi tre scopi costituiscono lo scibile umano e sono irriducibili a uno solo, ossia sono essenzialmente diversi. Due sono scopi conoscitivi finali: la conoscenza teoretica o della realtà; la conoscenza pratica o di ciò che si deve o non si deve fare; il terzo consiste nelle conoscenze le quali sono mezzi per l’acquisizione delle precedenti. Si hanno dunque tre parti nella Epistemologia: Scienza teorica o della realtà, Scienza pratica, Scienza strumentale. Da ciò tutta una analitica classificazione delle scienze. Il concetto di legittimo ha importanza grande nel sistema del Govi (esso è parte della Metodologia generale, o scienza dei giudizii): ogni giudizio, considerato in sé, è vero o falso; considerato soggettivamente, ossia come prodotto dell’attività del pensiero di chi lo fa, è legittimo o illegittimo. Un giudizio può essere conosciuto vero o falso solo in quanto è riconosciuto legittimo o illegittimo. Sono legittimi i giudizi che sono eguali in tutti gli uomini, [che li abbiano o li facciano], e vengono formati in tutti egualmente: sono quindi legittimi i concetti primitivi formati naturalmente e senza i quali non si può pensare, i concetti scientifici formati metodologicamente, i giudizi primitivi e i giudizi metodologicamente derivati dai giudizi illegittimi. (È evidente la filiazione dal Russell, che viene «pasticciato» metodologicamente; nel Russell il riferimento alla matematica rende meno faticoso e farraginoso il sistema).

Ho tratto questi cenni da un articolo Metodologia o agnosticismo nella «Civiltà Cattolica» del 15 novembre 1930. Il libro del Govi pare sia interessante per il materiale storico che raccoglie specialmente intorno al contenuto della Logica generale e speciale, al problema della conoscenza e alle teorie dell’origine delle idee, alla classificazione delle scienze e alle varie divisioni dello scibile umano, alle varie concezioni e divisioni della Scienza teoretica, pratica ecc. La sua filosofia il Govi la chiama «empiristico-integralista» distinguendola dalla concezione «religiosa» e da quella «razionalistica» nella quale primeggia la filosofia kantiana; la distingue anche, ma in modo subordinato, dalla concezione «empiristico-particolaristica» che è il positivismo, Egli si distingue dal positivismo in quanto ne ribatte alcuni eccessi e cioè la negazione non solo di ogni metafisica religiosa o razionalistica, ma anche ogni possibilità e legittimità di una metafisica: il Govi ammette invece la legittimità di una metafisica, ma con fondamenti puramente empirici e costruita, in parte, dopo e sulla base delle scienze reali particolari.


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