Machiavelli § (61)
La quistione: che cosa è la politica, cioè quale posto l’attività politica deve avere in una concezione del mondo sistematica (coerente e conseguente), in una filosofia della praxis, è la prima quistione da risolvere in una trattazione sul Machiavelli, perché è la quistione della filosofia come scienza, Progresso fatto fare dal Croce, a questo proposito, agli studi sul Machiavelli e sulla scienza politica, progresso che consiste essenzialmente nella caduta di una serie di problemi falsi e inesistenti. Il Croce si è fondato sulal sua distinzione di momenti dello Spirito, e sull’affermazione di un momento della pratica, di uno spirito pratico, autonomo e indipendente, sebbene legato circolarmente all’intera realtà con la mediazione della dialettica dei distinti. Dove tutto è pratica, in una filosofia della praxis, la distinzione non sarò tra momenti dello Spirito assoluto, ma tra struttura e superstrutture, si tratterò di fissare la posizione dialettica dell’attività politica come distinzione nelle superstrutture, e si potrà dire che l’attività politica è appunto il primo momento o primo grado delle superstrutture, è il momento in cui tutte le superstrutture sono ancora nella fase immediata di mera affermazione volontaria, indistinta ed elementare.
In che senso si può parlare di identità di storia e politica e quindi che tutta la vita è politica. Come tutto il sistema delle superstrutture possa concepirsi come <sistema di> distinzioni della politica, e quindi introduzione del concetto di distinzione nella filosofia della praxis. Ma si può parlare di dialettica dei distinti? Concetto di blocco storico, cioè di unità tra la natura e lo spirito, unità di opposti e di distinti. Se la distinzione introdotta nelle superstrutture, si introdurrà nella struttura, Come sarà da intendere la struttura: come nel fatto economico, si potrà distinguere l’«elemento» tecnica, scienza, lavoro, classe ecc., intesi «storicamente» e non «metafisicamente». Critica della posizione del Croce per cui, polemicamente, la struttura diventa un «dio ascoso», un «noumeno», in contrapposizione alle «apparenze» superstrutturali. «Apparenze» in senso metaforico e in senso positivo. Perché furono «storicamente» chiamate «apparenze»: proprio il Croce ha estratto, da questa concezione generale, la sua particolare dottrina dell’errore e della origine pratica dell’errore. Per il Croce l’errore ha origine in una «passione» immediata, cioè di carattere individuale o di gruppo; ma non può esistere una «passione» di portata storica più larga; la passione-interesse del Croce, che determina l’errore, è il momento che nelle glosse a Feuerbach, si chiama «schmutzig-jüdisch». Come la passione «schmutzig-jüdisch» determina l’errore immediato, così la passione del più vasto gruppo sociale determina l’«errore» filosofico (intermedio l’e«errore»-ideologia, di cui il Croce tratta a parte): l’importante quindi in questa serie non è l’«egoismo», l’ideologia, la filosofia, ma il termine «errore», cui non sarà da dare un significato moralistico o dottrinario-metafisico, ma puramente «storico» dualettico, di «ciò che è storicamente caduco e degno di cadere», della «non-definitività» della filosofia, della «morte-vita», dell’«essere-non essere», cioè del termine dialettico da superare individualmente (morale), come gruppo (nell’interno suo), come società-storia.
In queste ricerche si pul partire dalla stessa posizione assunta dal Marx in confronto di Hegel: in Hegel, si dice nella Sacra famiglia, si può finire col vedere la realtà, anche se essa è capovolta, come, per dir così, si vede nella macchina fotografica, in cui le immagini sono rovesciate e il cielo occupa il posto della terra; basta porre l’uomo sui suoi piedi. Si tratta dunque di prendere la «realtà» crociana e metterla in piedi ecc.