Barbabucco

[s.d.]
Caro Iulik,
[...] Io da ragazzo disegnavo molto, ma i disegni erano piuttosto lavori di pazienza; nessuno mi aveva insegnato. Riproducevo, ingrandendole, le figure e i quadretti di un giornalino. Cercavo anche di riprodurre i colori fondamentali con un mio sistema non difficile, ma che domandava molta pazienza.
Ricordo ancora un quadretto che mi costò almeno tre mesi di lavoro: un contadinello tutto vestito era caduto in un tino pieno d'uva, pronto per la pigiatura, e una contadinella tutta rotondetta e grassottella lo guardava tra spaventata e divertita. Il quadretto apparteneva a una serie di avventure in cui il protagonista era un terribile caprone (Barbabucco) che, cozzando all'improvviso e a tradimento, faceva volar per aria i suoi nemici o i ragazzi che gli avevano dato la baia. Le conclusioni erano sempre allegre, come nel mio quadretto.
Come mi divertivo a ingrandire il disegnino: misure col doppio decimetro e col compasso, prove, riprove colla matita, ecc. I fratelli e le sorelle guardavano, ridevano, ma preferivano correre e gridare e mi lasciavano alle mie esercitazioni.
Caro Iulik, ti bacio.
papà
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