Il cagnolino
[s.d.]
Caro Delio,
[...] Alla tua età avevo un cagnolino e ero diventato mezzo matto per la contentezza di averlo. Vedi!
È vero che un cane (anche se piccolo, piccolo) dà molte più soddisfazioni di un pappagallo (ma tu forse credi il contrario), perché gioca con il padrone, si affeziona ...
Il mio si vede che era rimasto un cane-bambinello; perché, per mostrarmi il massimo del suo entusiasmo, si metteva sulla schiena e si faceva la pipì addosso.
Quante insaponature! Era proprio piccolo tanto che non riuscì per molto tempo a salire i gradini delle scale, aveva il pelo nero e lungo e sembrava un barbone in miniatura.
Io lo avevo tosato come un leoncino, ma non era obbiettivamente bello, anzi era piuttosto brutto, brutto assai, adesso che ci penso.
Ma come mi faceva divertire e come gli volevo bene! Il mio gioco favorito era questo: quando andavamo a passeggio in campagna, lo mettevo su un sasso sporgente e mi allontanavo senza che lui, che mi guardava e mugolava, osasse saltare.
Io mi allontanavo a zig-zag, poi mi nascondevo in un fosso o in una cunetta. Il cane prima strillava, poi riusciva a trovare il modo di scendere e correva in caccia: questa mi divertiva, perché il poveretto, che allora, d'altronde, era ancora molto giovane, guardava latrando dietro tutte le pietre, si affacciava alle piccole (ma grandi per lui) fosse e impazziva perché io mi spostavo lestamente dopo averlo chiamato.
Che feste, quando finalmente mi facevo ritrovare! E che abbondanza di pipì!
È vero che un cane (anche se piccolo, piccolo) dà molte più soddisfazioni di un pappagallo (ma tu forse credi il contrario), perché gioca con il padrone, si affeziona ...
Il mio si vede che era rimasto un cane-bambinello; perché, per mostrarmi il massimo del suo entusiasmo, si metteva sulla schiena e si faceva la pipì addosso.
Quante insaponature! Era proprio piccolo tanto che non riuscì per molto tempo a salire i gradini delle scale, aveva il pelo nero e lungo e sembrava un barbone in miniatura.
Io lo avevo tosato come un leoncino, ma non era obbiettivamente bello, anzi era piuttosto brutto, brutto assai, adesso che ci penso.
Ma come mi faceva divertire e come gli volevo bene! Il mio gioco favorito era questo: quando andavamo a passeggio in campagna, lo mettevo su un sasso sporgente e mi allontanavo senza che lui, che mi guardava e mugolava, osasse saltare.
Io mi allontanavo a zig-zag, poi mi nascondevo in un fosso o in una cunetta. Il cane prima strillava, poi riusciva a trovare il modo di scendere e correva in caccia: questa mi divertiva, perché il poveretto, che allora, d'altronde, era ancora molto giovane, guardava latrando dietro tutte le pietre, si affacciava alle piccole (ma grandi per lui) fosse e impazziva perché io mi spostavo lestamente dopo averlo chiamato.
Che feste, quando finalmente mi facevo ritrovare! E che abbondanza di pipì!