Racconto di Natale
26 dicembre 1927
Carissima Tania, [...] ti voglio raccontare un episodio quasi natalizio della mia fanciullezza, che ti divertirà e ti darà un tratto caratteristico della vita dalle mie parti.
Avevo quattordici anni e facevo la 3a ginnasiale a Santu Lussurgiu, un paese distante dal mio circa 18 chilometri e dove credo esista ancora un ginnasio comunale in verità molto scalcinato.
Con un altro ragazzo, per guadagnare 24 ore in famiglia, ci mettemmo in istrada a piedi il dopopranzo del 23 dicembre invece di aspettare la diligenza del mattino seguente.
Cammina, cammina, eravamo circa a metà viaggio, in un posto completamente deserto e solitario; a sinistra, un centinaio di metri dalla strada, si allungava una fila di pioppi con delle boscaglie di lentischi.
Ci spararono un primo colpo di fucile in alto sulla testa; la pallottola fischiò a una decina di metri in alto. Credemmo a un colpo casuale e continuammo tranquilli.
Un secondo e un terzo colpo più bassi ci avvertirono subito che eravamo proprio presi di mira e allora ci buttammo nella cunetta, rimanendo appiattati un pezzo.
Quando provammo a sollevarci, altro colpo e così per circa due ore con una dozzina di colpi che ci inseguivano, mentre ci allontanavamo strisciando, ogni volta che tentavamo di ritornare sulla strada. Certamente era una comitiva di buontemponi che voleva divertirsi a spaventarci, ma che bello scherzo, eh? Arrivammo a casa a notte buia, discretamente stanchi e infangati e non raccontammo la storia a nessuno, per non spaventare in famiglia, ma non ci spaventammo gran che, perché alle prossime vacanze di carnevale il viaggio a piedi fu ripetuto senza incidenti di sorta.