A. Oriani § (165)

Occorre studiarlo come il rappresentante più onesto e appassionato per la grandezza nazionale-popolare italiana fra gli intellettuali italiani della vecchia generazione. La sua posizione non è però critica-ricostruttiva, e quindi tutti i motivi della sua sfortuna e dei suoi fallimenti. In realtà a chi si richiamava l’Oriani? Non alle classi dominanti, da cui tuttavia si attendeva riconoscimenti e onori, nonostante le sue diatribe corrosive. Non ai repubblicani, cui tuttavia si apparenta la sua forma mentale recriminatoria. La Lotta politica sembra il manifesto per un grande movimento democratico nazionale popolare, ma l’Oriani è troppo imbevuto di filosofia idealistica, quale si venne foggiando nell’epoca della Restaurazione, per saper parlare al popolo come capo e come eguale nello stesso tempo, per far partecipare il popolo alla critica di se stesso e delle sue debolezze senza tuttavia fargli perdere la fede nella propria forza e nel proprio avvenire. La debolezza dell’Oriani è in questo carattere meramente intellettuale delle sue critiche, che creano una nuova forma di dottrinarismo e di astrattismo. Tuttavia vi è un movimento abbastanza sano di pensiero che si dovrebbe approfondire. La fortuna di Oriani in questi ultimi tempi è più un’imbalsamazione funeraria che un’esaltazione di nuova vita del suo pensiero.


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Nozioni enciclopediche. Bibliografia § (164)

S.E. il generale Carlo Porro, Terminologia geografica, Raccolta di vocaboli di geografia e scienze affini, per uso degli studi di geografia generale e militare, in 8°, pp. X-794, Utet, Torino, 1902, L. 7.50.

L’avvocato di tutti. Piccola enciclopedia legale, in 8°, pp. VIII-1250, L. 120, Utet, Torino.


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Machiavelli. Rapporti di forze, ecc. § (163)

L’osservazione fondamentale che tali analisi non sono fini a se stesse, ma devono servire a giustificare il lavoro pratico, in quanto sono fatte per sceverare i punti su cui applicare la forza della volontà. Perciò elemento sempre fondamentale rimane la forza permanente organizzata che si può fare avanzare quando la situazione diventa propizia (collasso dell’avversario, crisi, ecc.) e compito essenziale attendere sistematicamente a formare, sviluppare, ampliare, rendere sempre più omogenea, compatta, consapevole di se stessa questa forza.


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Machiavelli § (162)

Studi particolari su Machiavelli come «economista»: Gino Arias negli «Annali di Economia della Università Bocconi» 〈pubblica〉 uno studio dove 〈si trova〉 qualche indicazione. (Studio di Vincenzo Tangorra). Pare che lo Chabod, in qualche suo scritto sul Machiavelli, trovi che sia una deficienza del fiorentino, in confronto, per es., al Botero, il fatto della quasi assenza di riferimenti economici nei suoi scritti (sull’importanza del Botero per lo studio della storia del pensiero economico cfr Mario De Bernardi e recensione di L. Einaudi nella «Riforma Sociale» di marzo-aprile 1932).

Occorre fare alcune osservazioni generali sul pensiero politico del Machiavelli e suo suo carattere di «attualità» a differenza di quello del Botero, che ha carattere più sistematico e organico sebbene meno vivo e originale. Occorre anche richiamare il carattere del pensiero economico di quel tempo (spunti nel citato articolo dell’Einaudi) e la discussione sulla natura del mercantilismo (scienza economica o politica economica?) Se è vero che il mercantilismo è una [mera] politica economica, in quanto non può presupporre un «mercato determinato» e l’esistenza di un preformato «automatismo economico», i cui elementi si formano storicamente solo a un certo grado di sviluppo del mercato mondiale, è evidente che il pensiero economico non può fondersi al pensiero politico generale, cioè nel concetto di Stato e delle forze che si crede debbano entrare a comporlo. Se si prova che il Machiavelli tendeva a suscitare legami tra città e campagna e ad allargare la funzione delle classi urbane fino a domandar loro di spogliarsi di certi privilegi feudali-corporativi nei rispetti della campagna, per incorporare le classi rurali nello Stato, si dimostrerà anche che il Machiavelli implicitamente ha superato in idea la fase mercantilista e ha già degli accenni di carattere «fisiocratico», cioè egli pensa a un ambiente politico-sociale che è quello presupposto dall’economia classica.

Il prof. Sraffa attira l’attenzione su un possibile avvicinamento del Machiavelli a un economista inglese del 1600, William Petty, che Marx chiama il «fondatore dell’economia classica» e le cui opere [complete] sono state tradotte anche in francese, (Marx ne parlerà nei volumi del MehrwertStoria delle dottrine economiche).


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