Riviste tipo. Economia. Rassegna di studi economici italiani

Quaderno 6 (VIII) § (96)

  1. L’Italia nell’economia mondiale. Opere generali in cui l’economia italiana è confrontata e inserita nell’economia mondiale. Libri tipo: Mortara, Prospettive economiche; Annuario economico della Società delle Nazioni; pubblicazioni della Dresdner Bank sulle forze economiche mondiali, ecc. Libri sulla Bilancia commerciale, sull’esportazione ed importazione, sui prestiti internazionali, sulle rimesse degli emigranti (e quindi sull’emigrazione e i suoi caratteri), sul turismo internazionale in Italia e suo significato economico, sui trattati commerciali, sulle crisi economiche mondiali e suoi riflessi in Italia, sulla flotta marittima e introito dei moli, sui porti franchi, sul protezionismo e liberismo, sul commercio di transito e suoi risultati per l’economia italiana, quindi sui porti e loro hinterland non italiano (Genova e la Svizzera, Trieste e i Balcani, ecc.), pesca nei mari non italiani, cartelli e trusts internazionali e loro effetti per l’Italia, Banche e loro espansione all’estero (Banca Commerciale all’estero, Banco di Roma all’estero, ecc.), capitale straniero in Italia e capitale italiano all’estero.
  2. Attrezzatura economica e produzione nazionale. Libri d’insieme sulla produzione italiana e sulla politica economica italiana, sul regime delle imposte, sulla distribuzione regionale tra industria e agricoltura e attività economiche minori; distribuzione delle grandi zone economiche nazionali e loro caratteristiche: Italia settentrionale, Italia centrale, Mezzogiorno, Sicilia, Sardegna.
  3. Studi sulle economie regionali (Piemonte, Lombardia, ecc.).
  4. Studi sulle economie provinciali o di zone provinciali. Pubblicazioni delle Camere di Commercio, dei Consorzi Agrari e dei Consigli Provinciali di Economia; pubblicazioni delle Banche locali, Bollettini Municipali per i capoluoghi di provincia, [Studi di singoli rigorosi], Pubblicazioni di Osservatori Economici come quello di Palermo per la Sicilia o quello di Bari per le Puglie, ecc. La Rassegna deve avere carattere attuale, ma nelle singole parti deve avere anche carattere storico, cioè è bene accennare a studi ormai superati, ecc. A questa Rassegna può seguire o precedere un’altra Rassegna sugli studi e le scuole di scienza economica e le pubblicazioni periodiche di economia e di politica economica, sulle personalità di singoli scienziati morti e viventi.
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Giornalismo

Quaderno 6 (VIII) § (121)

Albert Rival, Le journalisme appris en 18 leçons, Albin Michel, 1931, L. 3,50. In quattro parti:

  1. Storia del giornalismo: Origini del giornalismo. I grandi giornalisti.
  2. Come si fa un giornale: Redazione, Impressione: composizione, correzione, impaginazione, clichérie, tiratura.
  3. Qualità richieste a un giornalista: Cos’è un giornalista? Attitudini richieste. Qualità richieste. La donna può aspirare al giornalismo?
  4. Lo stile del giornalista: Stile in generale. Generi di stile. Della composizione. La descrizione. Come non bisogna scrivere. L’articolo di informazione. Il grande reportage: come vien fatto. L’articolo di fondo. L’articolo polemico. Organizzazione di un giornale.

(Schema elementare e difettoso. Manca l’accenno ai diversi tipi di giornali, ecc.).

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Riviste-tipo. Rassegne

Quaderno 6 (VIII) § (122)

Rassegne su argomenti di giurisprudenza che interessano determinati movimenti. Per esempio: il concetto di «impiegato» secondo la giurisprudenza italiana, il concetto di «mezzadro», di «capotecnico», ecc., ciò che significa: quale posizione hanno, nella giurisprudenza italiana, le figure economiche di «impiegato», di «mezzadro», di «capotecnico», ecc. e per quali ragioni teorico-pratiche?

Le collezioni di riviste come «Il Foro italiano», ecc., con le sentenze pubblicate e gli articoli scritti da specialisti che le commentano, dovrebbero essere attentamente compulsate, per vedere quando certe quistioni si pongono e per quali ragioni, come si sviluppano, a quale sistemazione giungono (se giungono), ecc. In fondo anche questo è un aspetto (e molto importante) della storia del lavoro, cioè il riflesso giuridico-legislativo del movimento storico reale: vedere come questo riflesso si atteggi significa studiare un aspetto della reazione statale al movimento stesso, ecc. Accanto alle sentenze e agli articoli di queste riviste tecniche, bisognerebbe vedere le altre pubblicazioni di diritto (libri, riviste, ecc.), che in questi ultimi anni si sono moltiplicate in modo impressionante, anche se la qualità è scadente.


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Riviste-tipo. Storia e «progresso»

Quaderno 6 (VIII) § (125)

La storia ha raggiunto un certo stadio; pare che perciò sia antistorico ogni movimento che appare in contrasto con quel certo stadio, in quanto «riproduce» uno stadio precedente; in questi casi si arriva a parlare di reazione, ecc. La quistione nasce dal non concepire la storia come storia di classi. Una classe ha raggiunto un certo stadio, ha costruito una certa forma di vita statale: la classe dominata, che insorge, in quanto spezza questa realtà acquisita, è perciò reazionaria?

Stati unitari, movimenti autonomistici; lo Stato unitario è stato un progresso storico, necessario, ma non perciò si può dire che ogni movimento tendente a spezzare gli Stati unitari sia antistorico e reazionario; se la classe dominata non può raggiungere la sua storicità altro che spezzando questi involucri, significa che si tratta di «unità» amministrative-militari-fiscali, non di «unità» moderne; può darsi che la creazione di tale unità moderna domandi che sia spezzata l’unità «formale» precedente, ecc. Dove esiste più unità moderna: nella Germania «federale» o nelle «Spagna» unitaria di Alfonso e dei proprietari-generali-gesuiti? ecc. Questa osservazione può essere estesa a molte altra manifestazioni storiche, per esempio al grado di «cosmopolitismo» raggiunto nei diversi periodi dello sviluppo culturale internazionale. Nel 700 il cosmopolitismo degli intellettuali è stato «massimo», ma quanta frazione dell’insieme sociale esso toccava? E nn si trattava in gran parte di una manifestazione egemonica della cultura e dei grandi intellettuali francesi?

È certo tuttavia che ogni classe dominante [nazionale] è più vicina alle altre classi dominanti, come cultura e costumi, che non avvenga tra classi subalterne, anche se queste <sono> «cosmopolite» per programma e destinazione storica. Un gruppo sociale può essere «cosmopolita» per la sua politica e la sua economia e non esserlo per i costumi e anche per la cultura <reale>.


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