La Democrazia è un valore universale

Discorso in occasione del 60° anniversario della Rivoluzione d’OttobreMosca, 3 novembre 1977

Cari compagni, rivolgo a tutti voi il saluto fraterno del Pci. Con legittima fierezza – come ha detto il compagno Breznev – i comunisti e i popoli dell’Unione Sovietica festeggiano i 60 anni della vittoria della Rivoluzione socialista d’ottobre, anni di un cammino tormentato e difficile, ma ricco di conquiste nello sviluppo economico pianificato, nella giustizia sociale e nell’elevazione culturale; un cammino nel quale grandeggiano il vostro contributo determinante con il sacrificio di milioni e milioni di vite umane, alla vittoria sulla barbarie nazifascista e la vostra costante opera per difendere la pace mondiale.

Con la Rivoluzione socialista del ’17 si compie una svolta radicale nella storia; e così la sentono anche oggi i lavoratori di tutti i continenti. La vittoria del partito di Lenin fu di portata veramente universale perché ruppe la catena del dominio, fino ad allora mondiale, del capitalismo e dell’imperialismo, e perché, per la prima volta, pose a base della costruzione di una società nuova il principio della uguaglianza fra tutti gli uomini.

La Democrazia Elettronica

Intervista a Ferdinando Adornato, l’Unità, 18 dicembre 1983

Quando hai letto 1984 e che reazioni ti ha suscitato?

    Lo lessi nel 1950, appena uscito in edizione italiana. E la reazione che ebbi allora fu probabilmente molto influenzata dall’utilizzazione che del libro si fece durante la Guerra Fredda: antisovietica e anticomunista. Tutti videro infatti nello Stato descritto da Orwell una metafora dell’Unione Sovietica. Oggi non è più così. Oggi lo si può rileggere con maggiore distacco e anche apprezzarne alcune intuizioni. Tuttavia mi pare che quel romanzo contenga un decisivo difetto: è pervaso da un’ossessione sull’ineluttabilità della fine dell’individuo e delle sue espressioni che ne condiziona l’impianto. E ne condiziona anche la profezia. Orwell lo scrisse nel 1948. Bene, cosa è successo nel mondo da allora? Certo, abbiamo assistito anche al rafforzamento di tendenze autoritarie e dispotiche, ma il segno di fondo dei processi storici mondiali è stato un altro: pensa al grandioso processo di liberazione costituito dal crollo degli imperi coloniali e quindi dal risveglio di interi popoli prima abbruttiti (e non certo abbruttiti dall’uso dei computer); pensa ai nuovi traguardi raggiunti nel riscatto delle masse proletarie e povere dei paesi industrializzati, pensa al processo di liberazione delle donne. Tutti questi dati, visti nel loro insieme, cosa altro sono se non gli indicatori di un generale processo mondiale di elevazione culturale degli uomini? No, se guardiamo alla storia del secondo dopoguerra ci accorgiamo che il mondo ha tradito la «profezia» di Orwell. Il mondo è andato in un’altra direzione.

Unità e Rigore

di Enrico Berlinguer19 marzo 1978, Articolo su L’Unità

Viviamo giorni gravi per la nostra democrazia. Abbiamo parlato di pericolo per la Repubblica. Non è un cedimento all’emozione, è un giudizio politico che parte dalla consapevolezza delle forze potenti, interne e internazionali, che muovono le fila di questo attacco spietato contro lo Stato e le libertà repubblicane. Il Paese ha capito e milioni di uomini si sono mobilitati dando la risposta giusta, la più ampia e la più unitaria. Comunisti, socialisti, democristiani, cittadini e giovani di ogni fede politica si sono ritrovati in piazza con le loro bandiere e con una comune volontà di difendere la democrazia. E in Parlamento le forze politiche democratiche hanno dato vita ad una maggioranza nuova per la presenza in essa, dopo più di trent’anni, del partito comunista italiano: fatto che ha assunto particolare significato per il momento in cui è avvenuto, superando di slancio dubbi e incertezze di ogni parte che pur erano presenti dopo la conclusione della crisi di governo. E’ facile immaginare quale sarebbe oggi la situazione, quale lo smarrimento, se non vi fosse stata questa risposta del Paese e del Parlamento.

 
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