Onorina Brambilla e Giovanni Pesce
Onorina Brambilla, "Sandra", figlia di operai, è un mirabile esempio del percorso compiuto da tante donne italiane che, all'8 settembre del '43 con l'occupazione straniera del Paese e il sorgere della Repubblica Sociale Italiana di Mussolini, non ebbero esitazioni a battersi per la libertà abbandonando casa, lavoro e affetti offrendo un contributo decisivo alla lotta e alla vittoriosa insurrezione.
La sua è la vita di una ragazza schierata con quel minuscolo ma temibile esercito del 3° Gap votato alle imprese più disperate, al limite dell'impossibile, nel cuore della metropoli, contro gli obiettivi strategici dei tedeschi e dei fascisti di Salò. Arrestata a Milano e torturata a Monza, fu internata nel lager "di transizione" di Bolzano e subì il dramma della prigionia in mano agli sgherri di Wernig.
Liberata il 30 aprile 1945, dopo una marcia a tappe forzate, a piedi, con altri compagni, attraverso la Val di Non, il passo della Mendola e quello del Tonale, Nori tornò in una Milano sconciata dalla guerra, dove riabbraccerà la famiglia e il suo comandante, Giovanni Pesce, "Visone", Medaglia d'oro della Resistenza ed Eroe Nazionale di cui il 14 luglio 1945 diverrà la compagna di una vita.
Non mancheranno i riconoscimenti partigiani: il diploma del Comando Alleato di Alexander e la Croce di guerra al "valor partigiano". Per decenni militante del Pci e poi di Rifondazione Comunista fu dirigente nazionale della Fiom-Cgil. Attiva nel mondo dell'associazionismo partigiano, nell'Anpi, nell'Aned e nell'Anppia. È stata presidente onoraria dell'Aicvas, l'Associazione degli ex-combattenti volontari antifascisti nella guerra di Spagna, dopo la scomparsa di Giovanni Pesce nel 2007. Nel 2006 è stata insignita della medaglia d'oro di benemerenza dal Comune di Milano città dove ha sempre vissuto. Nel 2010, ha fondato e costituito, con altri amici e compagni, l'associazione "Memoria Storica - Giovanni Pesce".
La sua è la vita di una ragazza schierata con quel minuscolo ma temibile esercito del 3° Gap votato alle imprese più disperate, al limite dell'impossibile, nel cuore della metropoli, contro gli obiettivi strategici dei tedeschi e dei fascisti di Salò. Arrestata a Milano e torturata a Monza, fu internata nel lager "di transizione" di Bolzano e subì il dramma della prigionia in mano agli sgherri di Wernig.
Liberata il 30 aprile 1945, dopo una marcia a tappe forzate, a piedi, con altri compagni, attraverso la Val di Non, il passo della Mendola e quello del Tonale, Nori tornò in una Milano sconciata dalla guerra, dove riabbraccerà la famiglia e il suo comandante, Giovanni Pesce, "Visone", Medaglia d'oro della Resistenza ed Eroe Nazionale di cui il 14 luglio 1945 diverrà la compagna di una vita.
Non mancheranno i riconoscimenti partigiani: il diploma del Comando Alleato di Alexander e la Croce di guerra al "valor partigiano". Per decenni militante del Pci e poi di Rifondazione Comunista fu dirigente nazionale della Fiom-Cgil. Attiva nel mondo dell'associazionismo partigiano, nell'Anpi, nell'Aned e nell'Anppia. È stata presidente onoraria dell'Aicvas, l'Associazione degli ex-combattenti volontari antifascisti nella guerra di Spagna, dopo la scomparsa di Giovanni Pesce nel 2007. Nel 2006 è stata insignita della medaglia d'oro di benemerenza dal Comune di Milano città dove ha sempre vissuto. Nel 2010, ha fondato e costituito, con altri amici e compagni, l'associazione "Memoria Storica - Giovanni Pesce".
Giovanni Pesce nasce il 22 febbraio 1918 nel paesino di Visone, in provincia di Alessandria. Così come molti concittadini, dopo pochi anni la sua famiglia deve emigrare in Francia alla ricerca di un'occupazione e di una condizione migliore. Alla Grand'Combe, dopo avere frequentato le scuole elementari, inizia subito a lavorare per aiutare la famiglia. A 14 anni scende in miniera, dove coltiva il suo desiderio di indipendenza e il piacere di condividere la fatica con gli altri lavoratori. Intanto, aderisce giovanissimo al partito comunista, di cui diviene segretario della sezione giovanile.
A Parigi per festeggiare la vittoria del Fronte Popolare, ascolta un discorso della «pasionaria» Dolores Ibarruri e decide di arruolarsi nelle Brigate Internazionali che nella Guerra civile spagnola sostengono il regime democratico contro i fascisti di Franco. A soli 17 anni, è uno dei più giovani combattenti italiani, inquadrato nella brigata Garibaldi. Ferito tre volte, sul fronte di Saragozza, nella battaglia di Brunete e al passaggio dell'Ebro, porta ancora nel corpo le schegge della ferita più grave.
Rientrato in Italia nel 1940, presto viene arrestato per il suo antifascismo e, dopo un anno di reclusione, viene inviato al confino a Ventotene. È il primo garibaldino a raccontare le vicende della guerra civile spagnola ai dirigenti comunisti detenuti sull'isola. Lì, grazie alla collaborazione degli altri compagni, migliora la sua conoscenza della lingua e della letteratura italiana, ma soprattutto arricchisce la sua formazione civile e politica.
Nel settembre del 1943 è tra gli organizzatori dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) a Torino. Nel maggio successivo è a Milano - dove conosce la partigiana Onorina «Sandra» Brambilla, sua futura moglie - e assume sino alla Liberazione il comando del 3° GAP «Rubini». Protagonista della Liberazione a Milano, il Comandante «Visone» (questo il suo leggendario nome di battaglia) si distingue per la determinazione e l'audacia con la quale combatte il nemico nazi-fascista. Il 25 aprile 1947 viene insignito della Medaglia d'oro al Valor Militare.
Dopo la guerra, Giovanni Pesce continua la sua dedizione alla costruzione della democrazia in Italia attraverso diversi impegni politici, civili, istituzionali. Oggi, nonostante l'età avanzata, continua la sua attività politica con la stessa determinazione. Scrive libri di memoria, saggi, articoli per giornali.
A Parigi per festeggiare la vittoria del Fronte Popolare, ascolta un discorso della «pasionaria» Dolores Ibarruri e decide di arruolarsi nelle Brigate Internazionali che nella Guerra civile spagnola sostengono il regime democratico contro i fascisti di Franco. A soli 17 anni, è uno dei più giovani combattenti italiani, inquadrato nella brigata Garibaldi. Ferito tre volte, sul fronte di Saragozza, nella battaglia di Brunete e al passaggio dell'Ebro, porta ancora nel corpo le schegge della ferita più grave.
Rientrato in Italia nel 1940, presto viene arrestato per il suo antifascismo e, dopo un anno di reclusione, viene inviato al confino a Ventotene. È il primo garibaldino a raccontare le vicende della guerra civile spagnola ai dirigenti comunisti detenuti sull'isola. Lì, grazie alla collaborazione degli altri compagni, migliora la sua conoscenza della lingua e della letteratura italiana, ma soprattutto arricchisce la sua formazione civile e politica.
Nel settembre del 1943 è tra gli organizzatori dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP) a Torino. Nel maggio successivo è a Milano - dove conosce la partigiana Onorina «Sandra» Brambilla, sua futura moglie - e assume sino alla Liberazione il comando del 3° GAP «Rubini». Protagonista della Liberazione a Milano, il Comandante «Visone» (questo il suo leggendario nome di battaglia) si distingue per la determinazione e l'audacia con la quale combatte il nemico nazi-fascista. Il 25 aprile 1947 viene insignito della Medaglia d'oro al Valor Militare.
Dopo la guerra, Giovanni Pesce continua la sua dedizione alla costruzione della democrazia in Italia attraverso diversi impegni politici, civili, istituzionali. Oggi, nonostante l'età avanzata, continua la sua attività politica con la stessa determinazione. Scrive libri di memoria, saggi, articoli per giornali.