La Democrazia Elettronica
Intervista a Ferdinando Adornato, l’Unità, 18 dicembre 1983
Quando hai letto 1984 e che reazioni ti ha suscitato?
Lo lessi nel 1950, appena uscito in edizione italiana. E la reazione che ebbi allora fu probabilmente molto influenzata dall’utilizzazione che del libro si fece durante la Guerra Fredda: antisovietica e anticomunista. Tutti videro infatti nello Stato descritto da Orwell una metafora dell’Unione Sovietica. Oggi non è più così. Oggi lo si può rileggere con maggiore distacco e anche apprezzarne alcune intuizioni. Tuttavia mi pare che quel romanzo contenga un decisivo difetto: è pervaso da un’ossessione sull’ineluttabilità della fine dell’individuo e delle sue espressioni che ne condiziona l’impianto. E ne condiziona anche la profezia. Orwell lo scrisse nel 1948. Bene, cosa è successo nel mondo da allora? Certo, abbiamo assistito anche al rafforzamento di tendenze autoritarie e dispotiche, ma il segno di fondo dei processi storici mondiali è stato un altro: pensa al grandioso processo di liberazione costituito dal crollo degli imperi coloniali e quindi dal risveglio di interi popoli prima abbruttiti (e non certo abbruttiti dall’uso dei computer); pensa ai nuovi traguardi raggiunti nel riscatto delle masse proletarie e povere dei paesi industrializzati, pensa al processo di liberazione delle donne. Tutti questi dati, visti nel loro insieme, cosa altro sono se non gli indicatori di un generale processo mondiale di elevazione culturale degli uomini? No, se guardiamo alla storia del secondo dopoguerra ci accorgiamo che il mondo ha tradito la «profezia» di Orwell. Il mondo è andato in un’altra direzione.